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Comunicati stampa

Bonus 600 euro: Commercialisti e Consulenti del lavoro invieranno le richieste

Professionisti autorizzati agli invii delle domande per il bonus per conto dei propri clienti: l’INPS accetta.

 

 

 

Dopo le prime perplessità sul diniego ricevuto in merito alla possibilità di fungere da intermediari per i propri clienti per le procedure di invio all’INPS delle richieste dei bonus da 600 euro, con due comunicati stampa gli ordini di commercialisti e consulenti del lavoro informano i cittadini dell’avvenuto accordo.

A convincere l’INPS è stato il boom delle domande pervenuto nelle ultime giornate. I dati parlano di 100 invii al secondo durante le prime ore del giorno e 300 invii al secondo nei momenti di maggiore picco.

Tutto ciò ha determinato nella giornata del 1° aprile un intasamento degli accessi al sito internet dell’INPS ed una conseguente sospensione dell’attività del sito stesso al fine di poter meglio predisporre le procedure di accesso e di invio delle richieste dei bonus da parte di tutti i cittadini interessati.

A complicare le procedure di invio ed ulteriormente intasare il traffico si sono verificati diversi attacchi da parte di hacker per sottrarre dati sensibili appena inseriti sul sito.

Si ricorda che dopo una prima interruzione del servizio che ha riguardato quasi tutto il pomeriggio di mercoledì, l’INPS ha comunicato la riattivazione dello stesso e la necessità di procedere con accessi contingentati in previsione dell’ulteriore eccessivo traffico telematico previsto per il mese di aprile.
In merito a quanto deciso dall’ente previdenziale per orari e soggetti autorizzati all’invio delle domande si legga l’articolo INPS: servizi on line scaglionati

Per dare una misura delle richieste di bonus pervenute si valuti che in un solo giorno le domande arrivate ai Consulenti del Lavoro erano circa 5.200 e le domande pervenute alla Cassa dei Dottori Commercialisti erano circa 20 mila.

L’INPS ha chiarito che per quanto riguarda l’erogazione di questi bonus, si dovrà attendere il 15 aprile prossimo se erogati dall’ente stesso per gli iscritti alla gestione INPS, la data dell’8 aprile invece, se i 600 euro saranno pagati ai professionisti direttamente dalle Casse che dopo un primo controllo di regolarità invieranno a INPS e Agenzia delle Entrate tutta la documentazione provvedendo ad anticipare le somme. Tali somme verranno poi rimborsate dal MEF non appena il Governo avrà rifinanziato il fondo da 200 milioni attualmente stanziato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicato il 03/04/2020

Fonte: Fisco e Tasse

 Niente stop ai mutui prima casa di autonomi e imprenditori

Negata la possibilità di presentare la domanda di moratoria per mutui “prima casa" ai piccoli imprenditori, artigiani e commercianti. La lettura del ministero dell’economia e delle finanze, infatti, non risulta aderente alle disposizioni introdotte dal decreto “Cura Italia”

 

 

mutui

Negata la possibilità di presentare la domanda di moratoria per mutui «prima casa» ai piccoli imprenditori, artigiani e commercianti. La lettura del ministero dell'economia e delle finanze, infatti, non risulta aderente alle disposizioni introdotte dal decreto «Cura Italia», anche per quanto chiarito nella relazione di accompagnamento.

Questo è quanto si deduce dalla lettura del modulo licenziato e disponibile sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze (http://www.mef.gov.it/inevidenza/Pubblicato-il-nuovo-modulo-per-accedere-al-Fondo-per-la-sospensione-dei-mutui-sulla-prima-casa/ ).

Infatti, riguardo al «Lavoratore autonomo» e «libero professionista», il dicastero precisa che «per lavoratore autonomo si intende il soggetto la cui attività è ricompresa nell'ambito dell'art. 1 della legge 22 maggio 2017, n. 81 (attività non imprenditoriali. Sono pertanto escluse le imprese e le ditte individuali); per libero professionista si intende il professionista iscritto agli ordini professionali e quello aderente alle associazioni professionali iscritte nell'elenco tenuto dal Ministero dello sviluppo economico ai sensi della legge 14 gennaio 2013, n. 4 e in possesso dell'attestazione rilasciata ai sensi della medesima legge n. 4 del 2013».

Ciò lascia perplessi almeno per due ordine di motivi: il primo, perchè l'art. 54 del dl 18/2020 (decreto «Cura Italia»), rubricato «Attuazione del Fondo solidarietà mutui, «prima casa», c.d. «Fondo Gasparrini», è contenuto in un corpus normativo avente carattere emergenziale e, come tale, dovrebbe trovare ampia applicazione, senza discriminazioni e il secondo, perché l'esegesi della disposizione e, in particolare, le indicazioni fornite nella relazione di accompagnamento al provvedimento non lasciano trasparire alcuna limitazione nella fruizione di detta moratoria.

 
 

Invero, l'art. 54 dispone che «per un periodo di nove mesi dall'entrata in vigore del presente decreto legge, in deroga alla ordinaria disciplina del Fondo di cui all'articolo 2, commi da 475 a 480 della legge 244/2007: a. l'ammissione ai benefici del Fondo è esteso ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti che autocertifichino ai sensi degli articoli 46 e 47, dpr 445/2000 di aver registrato, in un trimestre successivo al 21 febbraio 2020 ovvero nel minor lasso di tempo intercorrente tra la data della domanda e la predetta data, un calo del proprio fatturato, superiore al 33% del fatturato dell'ultimo trimestre 2019 in conseguenza della chiusura o della restrizione della propria attività operata in attuazione delle disposizioni adottate dall'autorità competente per l'emergenza Coronavirus.»

Sul punto, la relazione di accompagnamento al decreto Covid-19, precisa che «con la chiusura delle attività commerciali e professionali in conseguenza dell'epidemia di Coronavirus è plausibile ritenere che molte «partita Iva» si possano trovare in difficoltà con il pagamento delle rate del mutuo per l'acquisto della abitazione principale. Al fine di offrire un sollievo immediato a tali soggetti in difficoltà la norma di cui al comma 1 si propone di ammetterli, a fronte di un calo apprezzabile del fatturato, ai benefici del Fondo.»

Tanto che, appare sin troppo evidente la contraddizione che emerge dal novero dei soggetti ammessi dal ministero dell'economia e delle finanze, rispetto a quanto si può dedurre dalle disposizioni di riferimento (dl 18/2020 e relazione illustrativa).

Infatti, la limitazione a piccoli imprenditori, artigiani e commercianti (art. 2083 del Codice Civile) è da ritenere fuori luogo anche soltanto facendo ricorso alla interpretazione letterale delle più volte citate disposizioni normative.

Il richiamo stesso alle «attività commerciali» (oltre a quelle professionali) e al calo apprezzabile del fatturato, non può che condurre ad altra interpretazione, ossia che anche i piccoli imprenditori, artigiani e commercianti, hanno pieno diritto di presentare la domanda di moratoria per l'acquisto della prima casa.

Una lettura diversa, ossia limitativa, contrasterebbe altresì con l'art. 3 della carta costituzionale, con la conseguenza che risulta auspicabile un'apertura diversa da parte del dicastero.

Del resto, è lo stesso ministero che, con le proprie risposte ai quesiti più ricorrenti (Faq) per altri «benefici» (vedi indennizzo Inps) ha dato una risposta chiara e condivisibile ammettendo al beneficio tutti i lavoratori autonomi, indipendentemente dall'essere imprenditori, soci e collaboratori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: ITALIAOGGI - NUMERO 078   PAG. 28  DEL 02/04/2020

Lo Spread durante l’occupazione da Covid-19 dell’Europa

Lo spread come indicatore di salute o malattia di uno Stato: se ne parla tutti i giorni proviamo a spiegarlo in parole semplici

 

 

Lo spread BTP – Bund, è un vero e proprio termometro con il quale valutare lo stato di salute finanziario del nostro paese. Attenzione però a capirne anche il significato economico e non solo il più immediato significato finanziario. Non ci dimentichiamo, infatti, che se lo Spread, è un termometro, la febbre è solo un sintomo di una patologia sottostante.

 

La sfida internazionale sui campi finanziari

Italia – Germania 4-3. Era il 17 Giugno 1970 e la nostra sfida si svolgeva su campi di calcio famosi ed internazionali come quelli di Città del Messico.

Ad anni di distanza la sfida è rimasta internazionale, ma si è spostata sui campi finanziari.

In questo tempo dilatato che ci separa da quella famosa semifinale mondiale, molto è cambiato. Il mondo è cambiato, anche se il calcio è rimasto lo sport più seguito e come ogni religione è utile ai piani del capitalismo più spinto per governare le greggi.

Se solo avessimo più educazione civica, storica, matematica e sanitaria, saremmo un Paese più consapevole dei motivi per i quali la nostra vita muta velocemente e, a volte, in modo radicale.

Se per una ipotesi autolesionista acquistassimo titoli di Stato italiani pretendendo un tasso di interesse minore, potremmo battere la Germania per una seconda volta ed ancora in campo internazionale. Ma la nostra propensione ad allearci con la Germania è notoriamente storica ed ugualmente dannosa.

Lo facemmo negli anni 30, quando la Germania era sinonimo di occupazione dell’intera Europa. Ed abbiamo ripetuto lo stesso comportamento quando nel 2002 abbiamo deciso di sposare la moneta unica ed entrare nella comunione degli Stati Europei, ma in realtà accettammo di allearci alla Germania allargata utilizzando l’Euro come Deutsche Mark mascherato.

La moneta diventò unica, ma i debiti pubblici rimasero sovrani. Se ne guardarono bene le economie nord europee di discutere preventivamente dei piani di rientro per la riduzione dei singoli debiti, così che si potesse pianificare un periodo plausibile per riallineare le economie dei singoli paesi ai parametri richiesti per vestire la divisa europea.

E così fu che la Grecia divenne il tappetino d’Europa, come negazione di ogni principio di economia Keynesiana.

La Germania è sempre stata al centro della economia europea, anche per stessa ammissione dello stesso Keynes, alla fine del primo disastro mondiale del 1915-1918.

Ad oggi continua a rimanere il parametro di confronto per le economie degli Stati membri, anche se è difficile che possa essere anche solo economicamente imitata, visto l’enorme divario industriale con il resto della Unione. Una differenza che non è solo industriale, ma anche, inevitabilmente finanziaria.

 

E lo Spread non è niente altro che la misura di questa ultima differenza.

Con l’avvento della moneta unica e di tutti i processi geopolitici che hanno portato alla formazione di un tessuto economico sempre più finanziario, anche a livello internazionale, alcuni indicatori utilizzati in borsa, prerogativa dei soli addetti ai lavori, da anni sono diventati di utilizzo, spesso inconsapevole, anche a livello popolare.

Uno di questi indicatori è lo spread BTP – Bund, che è un vero e proprio termometro con il quale valutare lo stato di salute finanziario del nostro paese. Attenzione però a capirne anche il significato economico e non solo il più immediato significato finanziario. Non ci dimentichiamo, infatti, che se lo Spread, è un termometro, la febbre è solo un sintomo di una patologia sottostante.

 

Cosa significa Spread?

I titoli di Stato sono gli strumenti emessi dal nostro Stato per finanziarsi e provvedere all’amministrazione del Paese; questi titoli vengono collocati mediante specifiche aste, che si rivolgono sia agli investitori privati che a quelli cosiddetti istituzionali. Il meccanismo dei prezzi che regola la quotazione di questi titoli di stato sul mercato è alla base del principio dello spread. Ogni obbligazione sul mercato ha un rendimento che viene identificato da un valore numerico e quel rendimento, a sua volta, corrisponde al guadagno per l’investitore; ne consegue che un rendimento più alto genera un guadagno maggiore per chi investe.

Lo spread è una “differenza”. Un differenziale tra due valori numerici e come tale ne rappresenta la banale differenza algebrica.

Lo spread tra il BTP e il Bund tedesco identifica, nello specifico, che differenza c’è tra un titolo di Stato italiano ed un titolo di Stato tedesco con pari caratteristiche e scadenza; per convenzione il confronto viene misurato sui rendimenti dei rispettivi titoli decennali.

Se, per esempio, il BTP decennale italiano ha un rendimento del 5% e il governativo tedesco del 2% allora lo spread è del 3%. Cioè (5% - 2%) = 3%. Per consuetudine, e facilitarne l’immediata comprensione, il valore percentuale è espresso in punti base. Di conseguenza, il differenziale del 3% è pari a 300 punti base. Normalmente, la riduzione dello Spread di un titolo rispetto al Bund è un evento positivo. Indica che il mercato ha comprato quel titolo, facendone scendere il suo rendimento e quindi schiacciando il differenziale.

 

Perché si genera lo Spread?

Il mercato risponde agli equilibri della legge della domanda e dell’offerta, e lì dove queste si incontrano, per ogni prodotto, si determina il prezzo relativo. Nel nostro ambito di analisi, questo prezzo è tanto più basso quanto più lo strumento finanziario acquistato è poco rischioso. Ne consegue che un titolo con un rischio più alto, per esempio per la minaccia di mancato rimborso, consenta di ottenere all’investitore disposto ad acquistarlo, dei rendimenti maggiori rispetto a titoli più sicuri.

Nel caso dei titoli di Stato, lo spread tra BTP e Bund identifica la distanza che separa i titoli italiani da quelli tedeschi; questi ultimi considerati per loro natura i più sicuri dell’intera economia europea. Quanto più il differenziale è alto, tanto più alto sarà il rendimento dei nostri titoli di Stato rispetto ai Bund.

Per sua natura, questo valore è costantemente in aggiornamento, dato il continuo confronto tra domanda ed offerta di titoli sul mercato e la determinazione del nuovo prezzo di scambio.

Tutta l’importanza data a questo indicatore dipende dal fatto che esso è il principale parametro con il quale valutare come viene percepito il nostro Paese dagli investitori internazionali, che saranno disposti a pagare di più i nostri titoli all’aumentare delle garanzie di solvibilità del nostro sistema nazionale. Se lo spread tra il BTP e il Bund si assottiglia, significa che si assiste ad un miglioramento dello stato di salute dell’economia generale e ad un aumento dell’appetibilità del nostro Paese per gli investimenti.

Diciamo che indicativamente un ottimo stato di salute finanziaria potrebbe essere dato dalla quota 100 dello Spread, sotto la quale l’economia è in uno stato di piena operatività. Per i valori che eccedono la quota suddetta, tutto è da diagnosticare.

 

Perché lo Spread è così importante?

 

Ora se c’è una differenza fra due titoli con la stessa scadenza, la ragione deve stare nella diversa fiducia che si nutre nello Stato debitore. Potremmo ipotizzare che i mercati domandano all’Italia di pagare un tasso d’interesse più alto perché non hanno tutta questa fiducia nello sviluppo tendenziale della economia del Paese nel prossimo decennio e del conseguente rimborso del capitale investito.

Questa differenza è così importante per tre ragioni:

  • se lo Stato spende di più per interessi e non dove aumentare il deficit vuol dire che dovrà ridurre altre spese pubbliche o aumentare le imposte. Entrambe i provvedimenti ricadono sul singolo cittadino.

  • se lo Stato italiano paga più interessi dello stato tedesco potrebbe verificarsi la condizione in cui le imprese italiane pagheranno tassi più alti rispetto alle imprese tedesche. Con i conseguenti danni a livello di concorrenza commerciale europea.

  • se i risparmiatori italiani o esteri che siano, che sottoscrivono i titoli pubblici italiani perdono fiducia nello Stato debitore, le conseguenze possono essere gravi. Se il mercato non rinnova i titoli per un crollo della fiducia di imprese e famiglie, lo Stato italiano fallisce.

E la Grecia è la fotografia finale del nostro ultimo ragionamento.

Nel momento in cui l’Italia aumenterà il proprio debito pubblico a favore del sostengo dello sforzo bellico contro C19, nonostante sia stata autorizzata dalla Unione Europea, c’è comunque da chiedersi quale sarà la fiducia dei mercati nella capacità di rimborso del debito di guerra italiano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Speciale!! Pubblicato il 25/03/2020

di Dott. Mauro Martini

di Fisco e Tasse